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La Rivoluzione delle Sibille

Un’Antologia di grande impegno letterario e civile

Ma che rivoluzione potranno fare oggi le Sibille? Un nome antico che ci riporta alla mitologia classica accostato a un termine, rivoluzione, spesso protagonista purtroppo, anche della nostra contemporaneità.
Come da più parti notato, la rivoluzione del femminismo è stata l’unica che senza spargimento di sangue, è riuscita ad ottenere risultati.
Quindi perché rivoluzione delle Sibille? perché ancora c’è bisogno del ritorno della voce magica delle profetesse?
Le Sibille questo erano, donne che intravedevano il futuro. Un futuro per loro chiaro e trasparente, ma che trasmettendolo agli altri, risultava incerto e appunto sibillino.
Antonetta Carrabs e Iride Funari sono due studiose della cultura delle donne che già hanno accostato la propria firma e la propria ricerca per riportare alla luce le parole delle poetesse mistiche, dal lontano medioevo fino ad oggi. E ancora ci riprovano.
Sempre ad una sacralità di missione e di ruolo si rivolgono, chiamando Sibille i profili di donne che occupano questo volume.

dalla Prefazione dell’editore di Neria De Giovanni
Editore e Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari

segue dalla Prefazione

Un’altra caratteristica di questo poderoso volume sta nel fatto che vengono accostate per la loro produzione e la loro vita donne non sempre collegate alla poesia, non tutte almeno. Il tratto distintivo e ineludibile consiste nell’aver tracciato un segno con la loro esperienza sia intellettuale sia personale, una rivoluzione nei rapporti umani, sociali, con la natura.
Soltanto il primo capitolo ha nel “male di vivere” il comune denominatore tra le diverse scrittrici. Si va dagli USA con Anne Sexton, Sylvia Plath, Emily Dickinson, all’Italia di Antonia Pozzi, alla Francia-Italia di Amelia Rosselli, alla Russia di Marina Ivanovna Cvetaeva.
Ma perché il suicidio con cui queste poetesse lasciarono la vita, può essere considerato rivoluzionario? Antonetta Carrabs e Iride Funari ne trovano motivazioni citando poesie, lettere, confessioni che come ho già scritto si intrecciano spesso con le considerazioni critiche delle studiose.
Nel capitolo secondo sono presentate scrittrici italiane come Maria Luisa Spaziani e Margherita Guidacci, l’inglese Elizabeth Bishop, la brasiliana Cecília Meireles con percorsi di vita segnati da scelte spirituali o eroismi culturali e sociali.
Il capitolo terzo si apre al mondo vivo, problematico e rivoluzionario, di poetesse che ancora oggi lottano nei loro paesi contro ingiustizie, guerra, soprusi. Lo sguardo si allarga oltre l’Europa, con le scrittrici irachene Dunya Mikhail e Amal al-Juburi, la libanese Joumana Haddad e la siriana Maram al-Masri.
Capitolo quarto, ancora il mondo intero entra nelle foglie di queste sibille rivoluzionarie: l’ironia del premio Nobel polacco Wisława Szymborska rivolta il quotidiano trovando nei piccoli gesti e nelle piccole cose la forza per andare avanti; l’urlo graffiante e accorato della brasiliana Marchia Theophilo in difesa della Foresta Amazzonica, polmone del mondo, il disincantato sguardo della russa Anna Achmatova dopo gli ideali falliti nei gulag della rivoluzione russa; la connazionale Elena Andreevna Švarc la cui poesia satirica e provocatoria si concentra su aspetti universali dell’esperienza femminile; la brasiliana Adélia Luzia Prado Freitas filosofa legata al Modernismo i cui testi letterari ciparlano della vita quotidiana e della fede cristiana; la portoghese Florbela Espanca poetessa femminista ante litteram. Tumultuosa, inquieta e ricolma di sofferenze intime.
Le sibille di questo penultimo capitolo anticipano la motivazione strettamente socio-politica del quinto e ultimo capitolo. Infatti è come se Antonetta Carrabs e Iride Funari ultimando la loro fatica critico-letteraria, abbiano voluto comunque affermare la stretta unità della poesia con l’esistenza, la non estraneità dei percorsi individuali e poetici rispetto ai drammi cocenti e collettivi cui il mondo contemporaneo ci espone.
La “letteratura come vita” dell’ormai lontano Carlo Bo, sfocia in una vita in difesa dei valori che procedendo dalla cultura, sanno essere sociali, morali ed etici: ecco così la figura di Lea Garofalo morta vittima della ‘ndrangheta, la giornalista Anna Politkovskaja uccisa per le sue inchieste sul popolo ceceno in lotta per l’indipendenza, e ancora la nigeriana Isoke Aikpitanyi scampata allo sfruttamento sessuale delle vittime della tratta.
Le iraniane Nahal Sahabi e Neda Agha-Soltan entrambe vittime della repressione di stato.
Su tutte e per tutte la militante Anna Kulisciof, donna ideologicamente impegnata in un mondo a predominanza maschile.

Le Curatrici

Antonetta Carrabs
Poeta, scrittrice, saggista, drammaturga, giornalista, promotrice culturale. Presidente de La Casa della Poesia di Monza. Co-direttore-artistico della rassegna Mirabello Cultura.Presidente del Festival Europeo delle Lingue Dialettali e Minoritarie. Responsabile dei Laboratori di poesia Ernesto Cardenal. Presidente del Premio di Poesia Isabella Morra e del Parco Letterario Regina Margherita e Parco Valle Lambro. Responsabile dei laboratori Parola Liberami del carcere Sanquirico di Monza. Responsabile Premio Fidapa BPW Italy Donne e Poesia per la cultura di Pace. Ha collaborato con i Reparti di Ematologia ed Oncologia Pediatrica degli ospedali San Gerardo di Monza e dell’Istituto dei Tumori di Milano. Fra le pubblicazioni: Il fiore azzurro   LietoColle 2009; I miei sogni son come conchiglie Rizzoli Collana Bur  2011; Le Cartorime, piccoli poeti inventano la vita  Carthusia 2011; VioleperEnza   LietoColle 2014 ; Amori Sbarrati -LietoColle 2014 ; Ribellioni  Nemapress  2015 – Collana Teatro; L’incendio dell’amore, La Vita Felice 2017 ; Coautrice di: Le poetesse mistiche pazze per Dio – La via femminile al Romanticismo nel Medioevo – NemaPress Ediz. 2017,Isabella Morra. Riconoscimenti:Melvin Jones Fellow Lions Club di Monza nel 2011; Premio Donna 2015 Regione Lombardia; Premio Comune di Milano  Politiche sociali 2016.

Iride Enza Funari
Poeta, scrittrice e saggista. Nel 2011 ha vinto il 1° Premio del Concorso Poetico “Isabella Morra – Il mio mal superbo” di Monza, da allora è membro del direttivo de “La casa della Poesia di Monza” e della Giuria del Premio. Coautrice del libro “Viole per Enza”, edito da LietoColle, progetto contro la violenza alle donne di ZeroConfini Onlus; le storie vere, del libro, sono anche un progetto teatrale rappresentato dal 2013 in diversi teatri in Lombardia e Liguria. Ha realizzato alcuni progetti poetici tra cui la mostra di immagini (R. Zardoni) e poesie (I.E. Funari) “Lambro – Un monologo”. Collabora al progetto “Poeti Fuori Strada – La poesia come cura”, Laboratorio E. Cardenal di Monza. La rivista di Poesia e Arte sociale “FarePoesia”, maggio 2010, ha pubblicato una sua monografia nella rubrica: “Donne in poesia, oggi in Italia”. Ha ricevuto alcuni riconoscimenti e diverse poesie, segnalate, sono state pubblicate sulle Antologie dei premi. I racconti “Marmellata di pesche” (2016), “Io e Giacomo Leopardi” (2018) sono stati selezionati e pubblicati sulle antologie “Caratteri di donna e di uomo”, Ediz. Ibis, iniziativa promossa dal Comune di Pavia. Nel 2019, da un’idea di Isoke Aikpitanyi, ha curato i testi del monologo teatrale “Feminist”. 
Ha pubblicato con Nemapress: nel 2017 “Le poetesse mistiche pazze per Dio – La via femminile al Romanticismo nel Medioevo”, di A. Carrabs e I.E. Funari; nel 2019 “La rivoluzione delle Sibille – L’eredità espressiva ed esistenziale delle donne”, di A. Carrabs e I.E. Funari.Appassionata di storia delle donne è docente del Corso “Donne nei Secoli”.Cura il blog poetico “Yorukoe”: https://yorukoe.wordpress.com/

dalla Introduzione

Con “La Rivoluzione delle Sibille – L’eredità espressiva ed esistenziale delle donne” abbiamo cercato di illuminare obliquamente, con luce diversa e attraverso strade diverse, le pagine dense di felicità e di dolore, di coraggio e di eroismo che abitano i versi e le storie di queste donne. La selezione è andata convergendo sui seguenti nomi: Antonia pozzi, Amelia Rosselli, Anne Sexton, Sylvia Plath, Marina Ivanovna Cvetaeva, Emily Dickinson, Maria Luisa Spaziani, Elizabeth Bishop, Cecília Meireles, Margherita Guidacci, Dunya Mikhail, Joumana Haddad, Amal al-JuburiMaram al-Masri, Wisława Szymborska, Elena Andreevna Svarc, Anna Achmatova, Adélia Luzia prado, Márcia Theóphilo, Florbela Espanca, Lea Garofalo, Nahal Sahabi, Neda Agha-Soltan, Anna Politkovskaja, Isoke Aikpitanyi, Anna Kuliscioff, Assetou Billa Nonkame.
Nelle antologie di poesia il numero delle voci femminili è generalmente ridotto, sebbene importanti progressi siano stati compiuti, l’attenzione per la scrittura poetica delle donne è rimasta in genere piuttosto bassa. Sono davvero tante le donne che nel corso dei secoli hanno contribuito a scrivere pagine di poesia intense, così come sono intense le loro testimonianze di sofferenza, di rabbia e di lotta: un’eredità espressiva e umana incommensurabile. Il titolo dell’antologia prende il nome da una figura presente nella mitologia greca e romana: la Sibilla. Con il termine Sibilla si indicava, nell’antichità, una donna che possedeva la capacità di prevedere il futuro. Erano profetesse, dotate di virtù profetiche e in grado di fornire responsi e predizioni; si rivolgevano alle comunità, alle città e ai regni preannunciando eventi, calamità naturali, esiti di battaglie. Il dio che le ha ispirate è stato Apollo, dio della poesia, della medicina, delle arti, della musica, della luce e della profezia. Secondo gli autori pagani, le Sibille furono donne «invase dalla divinità» cui si attribuivano varie capacità di predizione: venivano consultate sulle incertezze dell’avvenire.

Le 27 Donne Sibille di questa antologia sono legate da un filo d’Arianna lungo il quale la forza, la passione, la lotta, la bellezza e anche il dolore potrebbero contribuire a fare la Rivoluzione in questo nostro nuovo Millennio

Antonetta Carrabs e Iride Enza Funari

Pubblichiamo alcuni estratti dall’Antologia:

Miriam Al-Masri nata “Massri” (Lattakia, 2 agosto 1962)

Maram al-Masri è nata il 2 agosto del 1962 a Lattakia, la città portuale più importante della Siria, sulle rive del Mediterraneo, vicino a Cipro. Ha studiato a Damasco e in Inghilterra. Oggi è una poetessa molto conosciuta in Europa. Il suo esordio poetico è del 1984 a Damasco con la raccolta: “Un abitante della Terra” pubblicata dal Ministero dell’Educazione, all’interno del volume intitolato “Ti ho minacciato con una colomba bianca” che comprendeva anche testi del fratello Monzer Masri e del poeta siriano Muhammad Sayyida.

In un’intervista rilasciata a Samir Gala Mohamed (1) si sofferma sul valore della scrittura: “Scrivere è imparare a conoscere se stessi, nella propria nudità, nei pensieri più intimi. Sì: sono scandalosa perché paleso la mia verità, la mia nudità, proprio come fa un bambino. Sì: sono scandalosa perché grido il mio dolore e la speranza, il mio desiderio, la mia fame e la mia sete; perché descrivo i mille volti dell’altro: il bello e il laido, la parte tenera e quella crudele. Scrivere, per me, è come morire davanti a una persona che ti osserva senza muoversi. È come annegare mentre una nave ti passa vicino, senza vederti. Scrivere significa essere quella nave che salverà chi sta annegando, è stare sull’orlo di una scogliera e aggrapparsi a un filo d’erba. Quando scrivo, il mio io è quello dell’altro, e questa convinzione mi aiuta a liberare me stessa, a mettermi a nudo. Tuttavia, far valere la mia poesia e cercare di meritare il corrispettivo titolo, mi mette in pericolo – è uno scandalo che implica tanta sofferenza”. Nel libro “Arriva nuda la libertà” (2) descrive la tragedia siriana: “Vivo la rivoluzione con tutta me stessa, perché credo profondamente nella sua giustizia. Ho visto i miei vicini di casa uccisi e un intero popolo morire ogni giorno. E i bambini! […] A volte mi chiedo: come faccio a vivere sapendo di tutte queste morti ingiuste? Ma la poetessa, che è in me, continua ad alzarsi, ogni mattina, per denunciare questi crimini” (3).

[…]
Prima di andare a letto
i figli della Libertà
non lavano i denti
non ascoltano le favole
di principi e principesse.
Ascoltano il frastuono della paura e del freddo

sui marciapiedi
davanti alle porte delle loro case distrutte

negli accampamenti
o
nelle tombe.
I figli della Libertà
come tutti i bambini del mondo
aspettano
il ritorno della madre.

“Arriva nuda la libertà”, di Maram al-Masri

Nel 1997 pubblica a Tunisi la raccolta “Ciliegia rossa su piastrelle bianche” che verrà accolta con entusiasmo dalla critica. Sono poesie intense, passionali, dove emerge il desiderio dell’uomo amato. Versi costellati da un’ansia di liberazione, rappresentata con animali simbolici e in gabbia: uccelli, mosche, leoni, formiche, ragni. Gli oggetti e i gesti quotidiani irrompono nel suo lirismo descrittivo.

Lei mi apre
le sue ampie porte.
Mi chiama
e mi spinge a lanciarmi
nel suo spazio
e come un uccello
davanti alla porta aperta della gabbia

non oso.

“Ciliegia rossa su piastrelle bianche”, di Maram al-Masri

a cura di Iride Enza Funari

Neda Agha-Soltan (Teheran, 23 gennaio 1983 – 23 giugno 2009)

NEDA AGHA-SOLTAN È vittima della repressione a Teheran nel 2009. Neda Salehi Agha-Soltan muore a Teheran durante le proteste che nel 2009 sono succedute alle elezioni presidenziali duramente represse dalle autorità. La sua uccisione ha avuto reazioni internazionali a causa di un video amatoriale che ha testimoniato gli ultimi istanti della sua vita. Il filmato che ha ripreso la sua morte è stato diffuso via internet e il suo nome è velocemente diventato un grido di protesta scandito dagli oppositori al governo del presidente Ahmadinejad che riconoscono in Mir Hosein Musavi il reale vincitore delle elezioni presidenziali, accusando il presidente in carica di brogli. Neda significa voce ochiamata in persiano e per questo la donna è stata definita come la voce dell’Iran e un simbolo dei manifestanti per la democrazia che stanno attaccando il regime islamico nonostante l’obiettivo dei manifestanti fosse esclusivamente il riconoscimento della vittoria del loro leader e non la fine del regime in sé.

“…I Basij hanno sparato e ucciso una giovane donna in Teheran, il 20 giugno mentre protestava. Alle ore 19,05. Posto: Carekar Ave, all’angolo con la strada Khosravi e la strada Salelhi. La giovane donna è stata sparata da un Basij che si nascondeva sul tetto di una casa civile…Ha sparato dritto al cuore…l’impatto del proiettile è stato così forte che è esploso nel suo petto…per favore fatelo sapere al mondo.” (Arash Hajazi).

I manifestanti erano a circa un chilometro da noi, nella strada principale, alcuni di loro correvano per scappare dai gas lacrimogeni. Correvano verso via Salehi. Vedo altre facce che mi guardano; vicino ad Hamid Panahi c’è un medico, si chiama Arash Hajazi: sta disperatamente cercando di fermare l’emorragia. Guardo i ragazzi con i telefonini, sono tanti. Sono lì, a due passi dai miei occhi che si stanno spegnendo. Sono le 19,05. A Teheran in giugno c’è una luce bellissima! Una pallottola mi è esplosa dentro, sto bruciando. Mi sono accasciata a Carekar Ave, all’angolo con la strada Khosravi e la Salelhi. Mi hanno sparato dritto al cuore. Viaggiare era la mia passione, avevo messo da parte i risparmi per andare a Dubai, e poi tornare in Turchia per riabbracciare Caspar.
A Teheran in giugno c’è una luce bellissima.
In poche ore sono diventata il simbolo dell’onda verde, la rivolta contro il regime dell’Ayatoilah Kamenei e del presidente Ahmadinejad, la rivolta del mio popolo contro il fondamentalismo. Sono diventata il simbolo di chi in Iran sogna un futuro diverso e libero sotto la guida del riformista Mussavi. Il tratto di via Amirabad è stato ribattezzato via Neda dai ragazzi che hanno scritto sui muri il mio nome con la vernice spray. Neda vuole dire “voce”, ma io ho perso la mia voce. Continuerò a guardarvi da quel fotogramma finchè tutto non sarà finito. Poi ricomincerò a cantare, perchè non sarà più vietato. pregherò con il cuore felice. Ma ci saranno ancora giorni di paura prima che questo accada. Ci vorrà molta memoria per non dimenticare. Il tentativo di sopprimere le idee non riuscirà mai a cancellarle. Avevo 26 anni.

Sei raggio fra i veli
percepibile in questa tua distanza innominata 

che apre la via alla celebrazione del tuo cielo. 
E il tuo canto mi urla in bocca!

Nel tuo travalicare è già l’adempimento
due occhi sconfinati
intimamente incancellabili
una scaturigine di radice che si consacra fiore.


Ma l’aria.. Ma gli spazi…
e questi tronchi complicati!
Tutto vuole librarsi nel vento dei prati
dietro le ultime staccionate e la parola conquistata. 

Altro verde tra i magli dove resiste il cuore.

a cura di Antonetta Carrabs

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