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Ricordo di Luisella Carretta

Scomparsa di una grande artista

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Recentemente è mancata dopo lunga malattia una delle persone più rappresentative nel campo dell’arte e della cultura, non solo nella sua città, Genova, ma in Italia, dove purtroppo non ha avuto i riconoscimenti che meritava, come spesso accade nel nostro Paese. Luisella Carretta ha avuto invece ampi riconoscimenti all’estero, in particolare in Canada, dove le sono stati tributati qualche anno fa grandi onori e dove era stata allestita una grande mostra delle sue opere. Ma era stata riconosciuta e apprezzata anche in altri lontani paesi, come per esempio il Sudafrica. Grande viaggiatrice ed esploratrice del mondo sia a livello fisico che a livello extrasensoriale, Luisella era una sorta di medium dell’arte, attività di per sè medianica, e della vita. Fra le sue “avventure” artistico-esistenziali ricorderò quella in Messico, dove, entrando in contatto con lo sciamanesimo, nel deserto del Durango aveva sperimentato stati di trance arrivando a camminare anche su carboni ardenti senza provare dolore. Altrettando “avventurose” erano state la sua esplorazione del cratere del Vesuvio e quella della grotta della Sibilla Cumana di cui dà conto l’articolo riprodotto qui di seguito che lei aveva scritto per il numero uno della mia rivista Poesia e Conoscenza. Nomade per vocazione, Luisella aveva viaggiato per anni attraverso il mondo, dalla Tanzania alla foresta Amazzonica, dal grande Nord, Norvegia e Islanda, al Guatemala e alle Ande al Medio Oriente arabo , traendone continua e rinnovata ispirazione artistica e spirituale, nonché appunti di scrittura confluiti poi nei suo libri-taccuini Atelier Nomade e Arelier Nomande 2, pubblicati dall’editore Campanotto che sempre ebbe per lei una particolare aattezione. Di queste sue esperienze spirituali del limite, rimangono, oltre ai taccuini, le sue installazioni e soprattutto i disegni e gli acquarelli dedicati agli elementi naturali e ai quali Luisella intrecciava le parole, come questi che riproduciamo a seguito dell’articolo e che si riferiscono appunto alla sua esperienza nella grotta della Sibilla. Ma vorrei ricordare il lavoro straordinario fatto da Luisella tra arte e scienza studiando a lungo i voli degli uccelli e quelli delle api, lavoro quest’ultimo svolto in sinergia con il biologo e poeta Giorgio Celli, professore all’Università di Bologna: da qui sono nati molti meravigliosi disegni e acquarelli che, su una base di osservazione scientifica, trasformano i movimenti degli uccelli e delle api in ritmi grafici e in opera d’arte. Penso che si dovrà dedicare in futuro uno studio approfondito alla figura e all’opera di Luisella Carretta, mettendone finalmente in luce la grande ricchezza e originalità e la complessità di un lavoro che si è svolto su molti piani e in molte diverse direzioni, tuttavia intrecciandole. Figura che si può ben definire “sciamanica”, Luisella Carretta è stata una voce isolata in un’epoca storica che di queste antiche radici spirituali non ha tenuto in genere molto conto. Tuttavia è proprio a una figura come la sua, che ha saputo cogliere le sottili interazioni e tessiture fra la natura e la mente umana, fra il visibile e l’invisibile, fra una magia che si fa scienza e una scienza che affonda la sua origine lontana nella magia, che abbiamo bisogno sopratutto oggi, quando si sono smarriti quei rapporti vivificanti che danno un senso all’esistere dell’uomo nel mondo, per trovarci relegati in una realtà grigia e soffocante che sembra voglia spegnere ogni scintilla.

Addio Luisella, ma tu sarai sempre presente fra noi con la tua opera e quell’amore che hai saputo dare a chi ti era vicino e al mondo.

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INCONTRO CON LA SIBILLA CUMANA


Cuma, agosto 2011
Entriamo nell’antica città, camminiamo lentamente lungo il corridoio tra gli alti e massicci muri di pietra.
Improvvisamente a sinistra si apre un varco e vedo la grotta. Entro e mi sembra di aver già perso i contatti con il mondo. Mi trovo nel buio, ma poi riesco a vedere una stretta fessura nella roccia che proietta lame di luce all’interno. Forse la Sibilla non se n’è mai andata da qui.
Nel mito è descritta come una figura profetica che offriva un’interpretazione dei fenomeni naturali, delle posizioni degli astri, dei sogni, del volo degli uccelli. Qui ancora si potrà percepire la sua sottile, evanescente presenza?
Intorno al Vesuvio si contano 350 microscosse al giorno e quest’energia rende diversi. Mi è difficile pensare che non si sia fermata a lungo qui. Ma sicuramente, aveva il dono dell’ubiquità.
Le persone entrano in silenzio senza avvicinarsi troppo, offrono fiori, alcuni accendono delle torce e la grotta si riempie di un odore di fumo acre e le ombre si muovono sulle pareti…Tutti sono come me, in attesa.
Perdiamo il senso del tempo: poter attraversare il tempo significa anche questo.
Mi sembra di vederla apparire, nella penombra, vestita di bianco, immobile, gli occhi chiusi.
Parla in una lingua che non conosco, ma, non so come, comprendo. Dice e dice ancora e so che contemporaneamente può comunicare agli altri cose diverse: messaggi che si accumulano.
Ora si forma davanti a lei una semisfera di lettere d’idiomi diversi che, muovendosi in varie direzioni, compongono e ricompongono parole semplici, frasi complesse e parole e ancora parole mescolate a sibili e sussurri… Sono vibrazioni che mi colpiscono con forza al petto.
Improvvisamente ritrovo quell’energia forte e incomprensibile di tanti anni fa, a Delfi, nel Tempio di Apollo, davanti alla pietra sacra della Sibilla. Come se, all’improvviso, qualcosa dovesse accadere… Rimango in ascolto.
Aprire la porta per attraversare il tempo. Il silenzio si farà suono e voce.
Il giorno dopo andiamo nel bosco di lecci tra il mare e il lago di Averno. È una foresta fitta con piccole radure circondate e quasi protette da scuri rami intrecciati e irregolari. Cammino a lungo, cerco il luogo del mio possibile incontro con la Sibilla. Trovo una radura separata dal mare
da un muro e una torretta costruita dai Saraceni. Mi fermo e mi siedo sull’erba coperta dalle foglie secche.
Mi guardo intorno. La luce, quasi al tramonto, s’infila irregolarmente tra i rami creando suggestioni e isioni. Socchiudo gli occhi e vedo una figura bianco lucente nel folto scuro degli alberi: l’abito è di garza, corroso ormai dal tempo e impregnato, in basso, dal colore della terra.
Mi alzo, e di nuovo mi metto in ascolto.
Domani. Ma cosa sarà il domani?
La Sibilla conosce il messaggio del volo degli uccelli, anche noi potremmo avere questo potere, ma non osiamo leggere quei segni: forse abbiamo paura di porre domande per non sentire risposte che non sapremmo comprendere…
Questo è il nostro limite. Lei vede l’Oltre, dà risposte fulminee, oppure lentissime e misteriose.
Dovremmo cominciare a interpretare sequenze di parole, un Non-Senso che si rivela.
Sento frasi spezzate nascere dentro di me:
“Vento, pioggia, pietre, alberi e foglie: loro sono testimoni e sanno. Accarezzare gli alberi, inspirare i loro umori che cambiano nel vento e nella pioggia. A volte urlano rompendo il silenzio. Parlano del loro contatto con la terra e il cielo si apre su di loro nero o splendente, coperto da nuvole bianche trascinate dal vento. Anche lui racconta, si muove negli spazi ampi, ma anche nelle fessure dove sibila e produce suoni mutevoli. Contare i numeri delle nervature delle foglie, le rughe delle pietre, i granelli di sabbia, numeri piccoli e grandi: una volta decifrati saprete… Le pietre serbano lontane memorie: sanno cosa è successo nei millenni, sono apparentemente immobili, ma si sono mosse e trasformate molte volte per volare in altri luoghi”.
Dopo, solo un lungo silenzio.
Al di là del muro di pietra si ode il fruscio del mare che si confonde con il vento tra gli alberi: ora mi sento in una sfera protetta da un intreccio di rami sempre più scuri.
Mi muovo nella radura e vedo un avallamento nel terreno, pieno di foglie vicino all’albero della Sibilla. D’istinto mi inginocchio e poi mi sdraio. Mi sento come in una culla.
Rimango a lungo immobile: nel silenzio anche il cadere di una foglia è un rumore.
Ora sento forte il contatto con lei.
Poi una voce sembra uscire dall’interno del mio petto e farsi suono, la sento forte come se fosse la mia:
“E verrà un giorno quando tutto intorno a noi sarà di nuovo luminoso”.

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Ecco qui riprodotta una delle sue tavole sul volo degli uccelli:

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