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La Poesia Italiana all’Estero

a cura di Donatella Bisutti





Prospettive incrociate
la poesia 
nella svizzera italiana:
dialoghi e letture
a cura di Martina Della Casa e Clémence Bauer
Società Editrice Fiorentina, Firenze 2019 pp.175 s.i.p.

Come già accaduto altra volta in passato per questa rubrica, mi avvalgo qui di un’accezione particolare della definizione di “poesia italiana all’estero” , basata non sulla nazionalità degli autori ma sulla lingua. Qui non si tratta infatti di prendere la nozione di “estero” nel senso  di traduzione in altra lingua dall’italiano, bensì di considerare  l’”estero” come una  connotazione geopolitica  implicante tuttavia una identità linguistica. Non sono quindi i nostri poeti che vanno all’estero, ma poeti, che rispetto all’Italia vivono all’estero, i quali vengono a far parte della nostra letteratura.  Ed ecco che , con questo piccolo escamotage, sono salve le due accezioni,  di poesia “italiana” e “all’estero” . Ma si tratta solo di un escamotage? Non credo, perché apre a un discorso troppo complesso da affrontare in queste poche righe e che schiuderebbe tutto un ventaglio di accezioni: su cosa sia lingua, cosa sia traduzione, cosa sia identità linguistica, cosa sia cultura nazionale. In ogni caso questo fa sì che si inglobi nella nostra identità culturale una vasta  parte della Svizzera, denominata  Canton Ticino, che da sempre gravita letterariamente, per via della contiguità e della lingua, sull’area lombarda  e, da lì,  più in generale , sull’Italia, dando luogo a un proficuo scambio, in cui tuttavia le due entità conservano la loro autonomia e la loro differenziazione, che, da parte svizzera, apre anche, al di là dello snodo delle Alpi, una porta verso il centro e l’est dell’Europa. Una boccata d’aria fresca  nei confronti di certi persistenti provincialismi. Dopo aver dato atto delle ragioni di massima per cui mi occupo oggi di questa antologia nella mia rubrica,  mi soffermerò in modo più preciso su motivi di interesse specifico. Prima di tutto il suo biglietto da visita: è uscita  per i tipi della Società Editrice Fiorentina nella Collana Ungarettiana diretta da Paolo Valesio e Alessandro Polcri, rispettivamente direttore e vicedirettore di Italian Poetry Review, prestigioso punto di riferimento per la poesia italiana all’estero e ponte fra l’Italia e gli Stati Uniti. Inoltre l’antologia si fregia di una prefazione di Fabiano Alborghetti,  italiano di nascita ma di nazionalità svizzera e alfiere della poesia svizzera all’estero, poeta di indiscussa originalità e di assoluto valore, di cui anche abbiamo già avuto occasione di parlare in passato in questa pagina. Quanto alle due curatrici, Martina  Della Casa è docente presso l’Université de Haute-Alsace in Francia e si occupa in particolare del rapporto fra letteratura e spiritualità nel Novecento con studi su Pasolini, Artaud, Gide, Beckett, mentre Clémence Bauer è dottoranda  presso la stessa università e si occupa, oltre che di traduzione e di autotraduzione, anche di  plurilinguismo in ambito letterario. Già credo di aver fatto capire che  la poesia in italiano del Canton Ticino non è in nessun modo da considerare una sorta di propaggine, quasi fosse di secondaria importanza, al traino della poesia italiana ufficiale. Basterebbero alcuni nomi del recente passato, come quello di Orelli,  o del presente, come  quello di Pusterla, dello stesso Alborghetti, di Dubravko Pušek, di Gilberto Isella, di Massimo Gezzi, per nominare i più noti, alcuni dei quali qui antologizzati, per affermare il contrario. Tuttavia Alborghetti nella sua introduzione rileva, in modo pertinente, come l’antologia porti nel titolo la preposizione nella  e non della Svizzera italiana, osservando che “quella preposizione non è  una semplice particella sindacabile, ma un volo planato sulle differenze tra le scritture degli autori”. Sottolinea poi , sempre nel titolo,  l’aggettivo “”incrociate” in quanto “la scrittura di ognuno degli autori  vanta … ben differenti  matrici culturali e geografiche”, dimostrando così  come “ i diversi autori  non possono  essere ricollegati o peggio forzatamente annessi alla sola  letteratura della vicina Italia per mera prossimità linguistica e geografica e quindi messi, per convenienza di ricezione, su un piano di vassallaggio identitario”. Il che costituisce già una risposta agli interrogativi  cui facevo allusione all’inizio come a quelli che viene fatto di porsi davanti  a una “etichetta” di “poesia italiana all’estero”. E appunto sempre Alborghetti insiste sulla nozione di lingua come quella dell’effettiva “identità” dello scrivente. L’originalità specifica di questa antologia (che peraltro fa seguito a una precedente e omologa, per le stesse ragioni da me recensita, intitolata Attraversare le parole- La poesia nella Svizzera Italiana- dialoghi e letture, a cura di Tania Collani e Martina Della Casa,  uscita nel 2017 per i tipi dello stesso editore ) consiste poi nel dedicare a ogni Autore non solo uno spazio di testi ma anche quello di un’ articolata intervista, da cui appunto il sottotolo: dialoghi e  letture. Scrive infatti  Martina Della Casa:  “Sei poeti (tanti sono gli antologizzati, come nella precedente ndr) dialogano con altrettanti lettori, dando luogo a scambi centrati sul processo creativo come sull’opera che ne scaturisce” e prosegue: “ Le risposte il lettore può certamente cercarle nelle opere stesse,  ma perché non ripensare queste ultime con il loro autore?  … L’intervista ha  quantomeno il vantaggio di  estirpare il lettore e l’autore dalle loro solitudini rispettive. Permette di esplorare i testi facendo convergere due esperienze complementari, ma anche profondamene diverse, e di far emergere, senza pretesa di esaustività, i motivi che hanno ritmato l’una e l’altra.” In conclusione: “questo volume approccia  la poesia nella Svizzera italiana  incrociando prospettive diverse tra loro, quelle incarnate da queste sei differenti voci poetiche e queste ultime con quelle di sei lettori che con esse hanno interloquito su più piani. In questo senso, questo libro svolge un lavoro di ‘mediazione’”. 

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