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Un incontro con Vincenzo Mascolo, poeta, saggista, operatore culturale

Vi ricordo che lunedì prossimo 9 dicembre alle ore 17.30 alla Sala del Grechetto della Biblioteca Sormani ci sarà l’incontro con Vincenzo Mascolo, poeta, scrittore, organizzatore del Festival “Ritratti di Poesia” di Roma.

Sarà anche un’occasione per presentare l’antologia Il dizionario della cura, appena pubblicato, in cui figurano molti poeti anche milanesi che saranno invitati a leggere i loro testi. Vi aspetto a questo incontro importante con una delle figure più significative del nostro mondo culturale. Saranno presenti tra i relatori il prof. Giuseppe Langella, il poeta Guido Oldani e la poetessa Franca Grisoni.

da Scovando l’uovo (appunti di bioetica)

Edizioni LietoColle

Credo che sia necessario colmare l’abisso e ritornare a quell’aspirazione alla conoscenza universale che era propria dell’antichità (Homo sum, humani nihil a me alienum puto: sono un uomo, Credo che nessuna delle cose umane mi sia estranea, affermava Terenzio) e che aveva trovato nell’Umanesimo e nel Rinascimento la sua maggiore espressione. Sono convinto, infatti, che solo unificando (nuovamente) razionalità e irrazionale, fisica e metafisica, sapere scientifico e umanistico, si potrà rag- giungere la vera conoscenza e attuare quell’evoluzione che è il fine naturale di ogni uomo e di ogni civiltà.

La fisica teorica, secondo me, ha già fatto un passo in avanti in questa direzione. Parlo ovviamente da semplice osservatore curioso, non essendo un esperto. In questa veste, a me sembra che il tentativo di unificare le forze fondamentali esistenti in natura (nucleare forte, nucleare debole, elettromagnetica e gravitazinale) e di scoprire in questo modo l’unica legge fondamentale dalla quale esse possano essere scaturite, che a quanto ho letto è uno dei principali obiettivi della fisica contemporanea, sia lo stesso che compie chi ricerca su un piano metafisico, anche at traverso la poesia, il principio unico che governa l’universo. Pensando poi alla recente teoria “delle stringhe”, secondo la quale l’universo sarebbe interamente collegato da “corde” o “stringhe” che, vibrando, generano particelle e, quindi, energia e materia, mi piace immaginare che anche il suono della parola poetica sia causa di queste vibrazioni e generi materia, dando così origine alla realtà, modificandola, trasformandola, partecipando ai suoi mutamenti.

Al di là, comunque, delle mie piccole speculazioni, mi sembra di scorgere oggi nella scienza una tensione metafisica nuova che apre non pochi spiragli di convergenza con le discipline umanistiche e, in particolare, con la poesia, e sono dell’idea che questa convergenza possa apportare nuova linfa alla comune ricerca della conoscenza.

A mio parere, però, la poesia deve fare a sua volta un passo in avanti, accostandosi al pensiero razionale e traendo anche dalle “Zolle della terra” la forza della sua parola. Immagino il poeta come un ricercatore che, frugando nella dimensione invisibile verso la quale è naturalmente proteso, riesce a scovare gli ele- menti che gli consentono di trasformare in realtà visibile ciò che è nascosto. In questo modo, penso, egli può ricondurre ad unità la realtà del suo essere e, manifestandola, divenire atomo della realtà che lo circonda, indispensabile come lo è ogni atomo della materia.

Vincenzo Mascolo

(dall’introduzione)

Ingegneria genetica, che splendida invenzione!

Potremo progettare la vita a piacimento:

persone senza un’anima e senza un’emozione

che non avranno vincoli, nessun comandamento.

*

In un futuro che non è molto lontano

il computer avrà emozioni e persino una coscienza.

Avrà forse pure un Dio questo uomo post-umano?

E per lui il libero arbitrio o l’arbitrio della scienza?

*

E smettiamola di chiamare “terminale”

chi non può rinviare la data del suo viaggio

perché il rispetto profondo del suo male

è anche compassione nell’uso del linguaggio.

da Q e l’allodola

Edizioni Mursia

Non c’è preghiera né giaculatoria

che possa darmi, padre, la salvezza

e mi condannerà la vanagloria

a ricercare sempre la bellezza

nella radura dove si nasconde

la fonte dell’eterna giovinezza.

Lo senti come agita le fronde

il vento della notte che sospinge

il battito del tempo, mi confonde

questo silenzio, denso, che si finge

parola dell’origine, sorgiva

purezza che nel grembo mi recinge.

VOCE SOLISTA

a noi volgi il bel sembiante

a noi volgi a noi volgi

il bel sembiante

senza nube e senza vel

*

E tu cantami ora, casta diva,

la trama della vita che s’impiglia

nei tuoi riflessi, fai che sopravviva

in me la quotidiana meraviglia

rosa d’inverno, luce che germoglia

da quei cocci aguzzi di bottiglia.

O padre, guarda, padre, sono foglia

che sente la stagione più temuta

avvicinarsi, diventare spoglia

ogni parola che sarà perduta

preghiere nomi versi, risonanze

di questa voce fioca che tramuta

in segni numinosi le speranze.

Qui notte dopo notte si tramanda

la luce della luna. Nelle stanze

al ritmo di un’antica sarabanda

le anime volteggiano, danziamo

corpi celesti, fiori di ghirlanda

nella penombra dove consumiamo

l’attesa che l’allodola ritorni

risponda finalmente al mio richiamo.

Vincenzo Mascolo ha pubblicato Il pensiero originale che ho commesso (Edizioni Angolo Manzoni, 2004), Scovando l’uovo (appunti di bioetica) (LietoColle, 2009) e Q. e l’allodola (Mursia, 2018). Con Giampiero Neri ha curato per LietoColle l’antologia Quadernario – venticinque poeti d’oggi (2012). Nel 2019, per un progetto benefico della Fondazione Sanità e Ricerca, ha coordinato l’antologia di poesie e saggi Piccolo dizionario della cura (Mursia). Dal 2006 è il direttore artistico di Ritratti di poesia, manifestazione promossa da Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale e Fondazione Cultura e Arte.  

Abbiamo rivolto alcune domande a Vincenzo Mascolo a proposito di questi suoi due libri:

Nel tuo ultimo libro di poesia Q.e l’allodola si parla di una crisi della poesia ridotta a “raschiare il fondo del barile”, addirittura Giuseppe Langella la legge come una  testimonianza della “morte della poesia”. Non c’è allora contraddizione con il tuo assunto in Scovando l’uovo,  dove nell’introduzione parli della “ naturale capacità del linguaggio poetico di raggiungere gli strati più profondi dell’essere”? Anche nell’introduzione al Piccolo Dizionario della Cura da te coordinato si dice che si è scelta la poesia come “ la più vicina fra tutte le forme letterarie alla cura della persona nella sua totalità, corpo e spirito’. Da una parte dunque una totale sfiducia e dall’altra una grande fiducia nella poesia?

No, non c’è contraddizione. Sono convinto che la poesia non sia morta e credo ancora nella capacità del linguaggio poetico di raggiungere gli strati profondi dell’essere. Q. e l’allodola vuole porre l’accento, da un lato, sulla “invisibilità” della poesia e dei poeti nella nostra società, dall’altro sulla stagnazione della poesia contemporanea, che sembra sempre più esangue, incapace di trovare un equilibrio tra etica e estetica e di rappresentare quei temi universali che sono, a mio avviso, l’essenza della poesia.

Pensi davvero che oggi stiamo assistendo alla morte della poesia? allora perché scrivere? la poesia potrà oggi essere solo un sorta di compianto sulla morte della poesia?

Credo di avere già risposto. Ribadisco, comunque, che non credo che la poesia stia morendo. Ciò a cui stiamo assistendo è solo una fase di passaggio: si avverte la necessità di un rinnovamento, ma ancora non è chiaro in quale direzione si debba andare per ottenerlo.

 Credi che l’attuale crisi della poesia sia l’effetto di un isterilirsi del rapporto dell’uomo con la natura in un mondo sempre più artificiale?

No, non credo. Probabilmente la crisi è più dovuta all’abbandono di una visione metafisica del mondo che ci circonda e all’assenza di un’idea della poesia come strumento di conoscenza. Mi sembra, inoltre, che oggi la poesia sia spesso un racconto della quotidianità un po’ sterile, autoreferenziale, fatto questo che ha comportato anche un’ulteriore diminuzione dell’interesse verso la poesia.     

Pensi anche tu come afferma Guido Oldani, nel suo Manifesto del realismo terminale, che oggi si debba scrivere una nuova poesia in cui le corrispondenze metaforiche non siano più quelle della natura ma quelle del nuovo mondo della tecnologia?

No, non lo credo. Apprezzo il substrato teorico del “realismo terminale” e sono convinto che possa farci riflettere sul nostro tempo, in cui effettivamente gli oggetti sembrano avere assunto più valore degli elementi naturali. Non lo considero, però, un mio riferimento per la scrittura poetica.

Scovando l’uovo è uscito nel 2009, in questi dieci anni la situazione della poesia è cambiata secondo te, che ne tasti il polso ogni anno organizzando a Roma Ritratti di Poesia? e se sì, quali ne sono a tuo avviso le cause?

In questi dieci anni, secondo me, l’esigenza di un rinnovamento della poesia è diventata molto più forte. E su tale rinnovamento fortunatamente mi sembra che le giovani generazioni stiano lavorando molto. Oggi si cercano nuove forme, si aumenta l’interazione tra le espressioni artistiche, si sperimentano nuovi linguaggi, soprattutto ci si interroga sulla poesia: sono convinto che tutto ciò sia un bene e ho fiducia nel futuro della poesia. 

In Scovando l’uovo parli del tuo interesse per il rapporto fra poesia e scienza, in particolare anche l’astrofisica, rapporto che ha sempre interessato anche me. Pensi in un prossimo futuro di scrivere o di organizzare un saggio o un’antologia , o un convegno su queste tematiche?

Il rapporto tra poesia e scienza e, più in generale, tra cultura scientifica e cultura umanistica, è una delle mie “fissazioni”. Ne parlo spesso nei testi che scrivo. Al momento non ho pensato di organizzare antologie o convegni sul tema, ma effettivamente sarebbe utile farlo. Grazie per il suggerimento, ci rifletterò concretamente.

Perchè il riferimento a Queneau, fuori dalla tradizione italiana? Non c’era un corrispettivo italiano nella nostra neoavanguardia? E Calvino?

Quanto alla domanda su Queneau, la spiegazione è semplice. Volevo partire dagli “esercizi di stile”, a cui Q. e l’allodola è ispirato. La scelta, quindi, è ricaduta sul testo più che sull’autore. Se gli “Esercizi” fossero stati scritti da Calvino, avrei reso lui il protagonista del mio libro. In ogni caso, ho nel cassetto una raccolta poetica dedicata a Calvino e alle sue “Città invisibili”, un altro dei testi per me fondamentali. Prima o poi la pubblicherò.

da Piccolo dizionario della cura. Poesie e saggi

coordinato da Vincenzo Mascolo

Edizioni Mursia

Questa antologia, che racchiude poesie e saggi di vari autori, ordinate, le poesie, secondo le lettere dell’alfabeto, è stata pubblicata con il supporto della Fondazione Sanità e Ricerca, ente senza fini di lucro con sede a Roma, che opera nel settore dell’assistenza socio-sanitaria e svolge attività di ricerca, fondato dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, presidente della Fondazione Roma, che ha firmato la presentazione. Questo ente è oggetto di costante aggiornamento e ampliamento, che ha permesso di assicurare una più ampia offerta assistenziale fino a giungere alla configurazione attuale dell’Hospice, i cui servizi oggi si rivolgono non solo a beneficio dei malati in fasi terminale, ma anche domicilialmente dei pazienti affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e da Alzeimer. In tutti i servizi l’assistenza socio-sanitaria è modulata in base ai molteplici bisogni della persona malata – fisici, psicologici, sociali e spirituali – e i familiari sono sostenuti con azioni formative mirate al potenziamento delle completenze per la gestione della malattia. L’attività di ricerca della Fondazione è condotta in collaborazione con Istituti di eccellenza in Italia, per lo sviluppo di progetti innovativi e la realizzazione di dispositivi bio-meccanici e protesici.

Scrive il prof. Emanuele: “Offrire cure eccellenti, accompagnate dall’attenzione costante per gli aspetti morali e spirituali, anche verso i familiari, garantendo la centralità della persona, nel rispetto della sua dignità integrale, ha costituito in questi venti anni la mission dell’Hospice. Le numerose lettere di ringraziamento dei familiari che mi pervengono, alcune veramente struggenti, testimoniano che quella missione continua a essere il faro che illumina la preziosa attività di ogni operatore. […] Queste lettere sono di costante conforti per me, e spiegano più di ogni altra cosa perché ho tanto voluto che l’Hospice nascesse e crescesse, e perché io l’abbia sempre considerato come il fiore all’occhiello delle molte iniziative da me avviate nel campo della sanità in qualità di Presidente della Fondazione Roma.”

da Il valore della cura

Nato per celebrare il ventennale dell’Hospice, del Centro per le cure palliative della Fondazione Sanità e Ricerca, questo Piccolo dizionario è una testimonianza del valore umano, etico, sociale dell’attività svolta dalla Fondazione.

Il risultato d’insieme è un libro affascinante, un piccolo ma denso vademecum da consultare, come tutti i dizionari, quando si avverte il bisogno di ritrovare il significato di parole desuete, ma di cui nessuna società che crede nei principi fondamentali del vivere civile può fare a meno.

Vincenzo Mascolo

I proventi di questo libro verranno destinati all’acquisto di ausilii sanitari.

dalla lettera D

Dolore

Si cade a volte

in un lutto senza cadavere.

Un’accensione di tutto

il dolore mondiale

assale senza ragione il magma

fra gola e petto e cadiamo

nelle antiche tristezze

degli abbandonati

dei reclusi in fondo alle galere

tristezze di bambini rovinati.

Allora è un popolo

che siamo e un’intera, perduta guerra

grava le sue nere ali sul nostro capo.

Per tutti tornare a casa.

Essere eroi dentro il proprio sangue

ritrovare la sponda delle voci.

Fare il canto.

Mariangela Gualtieri

dalla lettera Q

Qui e ora

Sarà pure una macchina di lusso,

finanche, in certi casi, fuori serie,

con un sistema avanzato a iniezione

che regola l’afflusso nelle arterie:

va soggetto anche l’uomo a revisione,

ad usure, collassi o ad incidenti.

Se rimane per via, col motore

in fiamme o in avaria, oppure a pezzi

l’albero a camme o la carrozzeria,

o anche per più miti inconvenienti,

tiri diritto e lo lasci al becchino?

Non può essere, questo, il suo destino!

Presto, accorra sul posto un carro attrezzi,

accorra e veda quel che c’è da fare:

la vita non è mai da rottamare.

Giuseppe Langella

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2 Comments

2 thoughts on “Un incontro con Vincenzo Mascolo, poeta, saggista, operatore culturale
  1. L’impostazione è davvero ben fatta, elegante. L’idea è di trattare un poeta singolarmente, con testi, interviste, bibliografia, ecc. , se ho capito bene.

    1. Grazie della lettura attenta e delle osservazioni. Detto fra noi: vedrai che la mia formula avrà successo in questo mondo di gente noiosa e che si affretteranno fra poco ad imitarla! E non sarebbe la prima volta!

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